Idee

Giugno 2020

Pubblicato sul sito bioethics.net l'articolo di Carlo Alfredo Clerici, Tullio Proserpio e Costanza Raimondi con una riflessione sul tema delle lezioni apprese durante la pandemia di Covid-19 a proposito degli aspetti economici delle cure.

Il lavoro è disponibile al Link del sito bioethics.net, gestito dallo staff editoriale dell'American Journal of Bioethics.


9 maggio 2020 Vita.it

Un articolo di don Tullio Proserpio e Carlo Alfredo Clerici su costi e valori Sanità. Una riflessione necessaria non solo nella “fase 2”.

Il testo completo è disponibile al Link


2 maggio 2020 Essere adolescenti in epoca COVID-19.

di Laura Veneroni e Carlo Alfredo Clerici.

Anche nelle famiglie apparentemente più serene questo momento sta mettendo a dure prova i rapporti tra figli e genitori e il rapporto dei ragazzi con se stessi. Tra poco si apriranno di nuovo le porte delle case e progressivamente anche gli adolescenti torneranno nel mondo. Sarà però un mondo molto diverso da quello che abbiamo lasciato, in cui l’obbligo di mantenere la distanza fisica e le precauzioni contro il contagio renderanno meno lineare e spontanea la socialità e le relazioni. E gli adolescenti stessi saranno usciti cambiati da questa reclusione forzata...

L'articolo è stato appena pubblicato sul sito Medicina & Società dell'Editore Giovanni Fioriti ed è disponibile al Link

30 aprile 2020

Pubblicato sulla rivista Psycho-Oncology questo articolo sulle esperienze di psicologia clinica in ospedale durante la pandemia di Covid-19.

L'articolo completo è disponibile al Link

14 aprile 2020 Medicina & Società

Il ruolo della spiritualità nella cura in epoca di pandemia, tra nuove pratiche e delusioni tecnologiche

L'articolo di Carlo Alfredo Clerici e Tullio Proserpio è disponibile al Link

Su Vita.it "L'ora di tutti". Il video del nostro dialogo sulla "Ricerca del senso"

9 aprile 2020. Abbiamo vissuto uno shock di realtà, ci siamo scoperti fragili e vulnerabili. Ma ci siamo anche aperti a una domanda di senso: perché agiamo? Perché, come singoli e come associazioni, come volontari e come istituzioni, ci diamo da fare nella cura, nell'assistenza, nella cooperazione, nella scuola o anche solo dialogando? Domande che stanno al cuore del nostro tempo e che, umilmente, ci siamo posti nel primo degli incontri che ogni giovedì, alle 11, Vita trasmette in streaming sulla sua pagina Facebook. e che è possibile rivedere al Link

La psicologia clinica di consultazione in tempo di epidemia di Covid-19

Pubblicato un mio articolo su Medicina & Società diretto da Giovanni Fioriti, dedicato alle attività di psicologia clinica in ospedale nell'attuale situazione di pandemia. L'articolo è disponibile al Link


Spiritualità e senso ai tempi del Coronavirus

Da Vita.it: (per l'articolo originale cliccare il Link su Vita.it)

di Don Tullio Proserpio e Carlo Alfredo Clerici 16 marzo 2020

La condizione attuale costituisce anche una nuova possibilità perché vivere nei nostri rifugi casalinghi, con servizi comunque funzionanti e viveri che non scarseggiano, consente di ripensare al valore delle cose che fondano il nostro stare al mondo. Elementi essenziali che, a seconda degli individui, possono riguardare le relazioni dirette con le persone, la cura dei pensieri o dell'interiorità

Sono tempi strani, assolutamente singolari. Le giovani generazioni non avevano mai sperimentato una sospensione così grave e così prolungata delle possibilità di una società civile democratica e florida. L’incertezza legata al proprio e altrui futuro sembra essere costante e quotidiana. La triste conta dei nuovi contagiati, deceduti, guariti, sembra portare alla memoria l’esperienza di chi, durante la guerra, si mettevano in ascolto, spesso in modo nascosto, degli aggiornamenti della famosa "Radio Londra". Non pare forzato questo paragone perché nelle attuali vicende sembra di riascoltare il clima dei racconti di chi ha vissuto i terribili anni della guerra.

Non si aveva certezza di poter arrivare alla sera della giornata che si apriva ad ogni alba. Ed insieme a ciò ricorre il pensiero anche agli anni del terrorismo, alle notizie dei rapimenti che riempivano le pagine dei giornali, gli anni dell'austerity, che sono ricordati come periodo che ha impresso in quelle generazioni l’insicurezza del futuro, i limiti della società che stava finalmente uscendo il periodo buio dopo la seconda guerra mondiale. Le giovani generazioni sono cresciute ignare di questo passato.

Se nei primi giorni era quindi tornata alla memoria come esperienza diretta la grande nevicata del gennaio 1985, che aveva paralizzato gran parte della Penisola, con il protrarsi dell'allarme e una crescente diffusa preoccupazione erano tornati in mente i giorni successivi agli attentati dell'11 settembre 2001. Queste erano le ultime emergenze di cui la memoria ci offriva il ricordo.

Ma ora con la sospensione delle attività lavorative e scolastiche disposta dal governo è evidente che non si tratta di attendere che il clima cambi per tornare a muoversi liberamente e che il nemico è più insidioso e minaccioso del pur truce terrorismo. Le risposte alla pandemia sono da un lato tecnologiche, con il potenziamento delle indispensabili strutture di terapia d'urgenza che per fortuna in Italia sono di grande qualità e disponibili indipendentemente dal reddito e dal censo dei pazienti (con buona pace dei detrattori del servizio pubblico). D'altro canto la risposta all'epidemia si fonda su pratiche che portano con sé echi arcaici che risalgono ai tempi delle grandi pestilenze. Isolamento e quarantena. Vale a dire che la risposta più efficace all'epidemia, in attesa di farmaci e vaccini specifici, è ancora una volta fondata sul confinare i malati e far stare i sani tra quattro mura.

In questo le giovani generazioni potrebbero trovare esperienze utili nella generazione degli anziani. Chi ha vissuto la guerra ha conosciuto la lunga convivenza con scarsità di ogni mezzo di sostentamento e ha dovuto affinare strategie di sopravvivenza fisica e morale. Inoltre potrebbero sperimentare - in una logica positiva - la scoperta del proprio essere limitati, pur in mezzo alle ultime scoperte clinico/scientifiche. Il limite umano rimane infatti elemento costante che abita le diverse generazioni e che ricorda la naturale condizione di povertà, impossibilità cioè a superare da soli particolari momenti di difficoltà. Momenti in cui nasce spontaneo il desiderio di chiedere aiuto agli altri: medici, infermieri, ricercatori e altre figure ancora. Naturalmente avvertiamo il nostro essere in comunione e solidali reciprocamente.

Si trovano quindi al centro, loro malgrado, i medici e gli infermieri, e le équipe curanti, quali preziosi e insostituibili testimoni di dedizione e vicinanza verso le persone ammalate. Ora si levano voci desiderose di aiutare questi professionisti, spesso feriti nello svolgimento delle loro professioni. E sono discutibili le prese di posizione di quanti, per giustificare la carenza attuale di personale dedicato, affermano che da parte loro non vi è stata in passato alcuna decurtazione delle disponibilità a favore della Servizio Sanitario. Il fatto oggettivo è che le persone impegnate in prima linea manifestano da anni la sofferenza e la difficoltà nel rispondere in modo adeguato, cioè umano, alle molteplici e sempre più forti richieste di aiuto e sostegno. Non può essere il profitto la bussola che orienta le scelte, soprattutto in campo sanitario. In questo periodo riscopriamo con maggior consapevolezza l’importanza dell’ottimo sistema sanitario che ci è stato consegnato e che secondo la nostra Costituzione è diritto per tutte le persone. E' triste sapere che in alcune nazioni le cure mediche e le strutture di emergenza sono troppo limitate perché troppo costose.

Oggi le disposizioni che prescrivono l'indispensabile arresto della corsa quotidiana verso studio, lavoro e relazioni dirette, a volte frenetiche tra persone, hanno generato un tempo che è insieme fatica e possibilità/opportunità.

Fatica perché moltissime occasioni di dare significato alla vita attraverso l'attività di ogni giorno, le relazioni con le persone e gli spazi esterni sono impedite. E questa sospensione produce in alcuni l'angosciosa condizione di un vuoto di senso.

La condizione attuale costituisce però anche una nuova possibilità perché vivere nei nostri rifugi casalinghi, con servizi comunque funzionanti e viveri che non scarseggiano, consente di ripensare al valore delle cose che fondano il nostro stare al mondo. Elementi essenziali che, a seconda degli individui, possono riguardare le relazioni dirette con le persone, la cura dei pensieri o dell'interiorità.

In questo momento complesso ci chiediamo quale sia la possibilità ed insieme il ruolo della spiritualità. Mentre appaiono dominanti le richieste alle scienze di una salvezza dalla malattia, la condizione di isolamento restituisce una lotta con il senso di precarietà e futilità dell'esistere e una richiesta di "salvezza". Emergano forse troppo poche iniziative e spazi per una riflessione di questo genere da parte di chi dedica la propria esistenza nel servizio al prossimo. Sembrano significative le parole di Papa Francesco quando afferma che "Le misure drastiche non sempre sono buone".

C'è chi legge un sottile rimprovero verso quanti si mostrano forse un po’ troppo preoccupati per l’oggettiva situazione di disagio a scapito del proprio servizio ministeriale. Sarebbe opportuna probabilmente una maggiore riflessione, capace di vedere anche in questa situazione complessa un’occasione per riconoscere e sperimentare i segni della presenza di Dio persino in mezzo a queste vicende. I medici, gli infermieri, tutti i lavoratori dei sevizi essenziali, le forze dell'ordine e tutte le persone che si impegnano a seguire le regole di sanità, sono segno concreto della presenza di Dio che si prende cura dei propri figli: “Ogni volta che avete fatto queste cose (... malato, curato...) a uno dei miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”.

Servono buone idee per guidarci in questo passaggio di un'epoca dove molti, economisti compresi, prevedono che la nostra società non sarà più come prima. La nostra proposta (anche col gruppo Spiritualità e cura) è di aprire una riflessione su questo tema e di raccogliere testimonianze sulle possibilità e le pratiche (anche tecnologiche) in ambito spirituale in quest'epoca di pandemia.

Per informazioni: www.curaspirituale.it

Noi come società abbiamo deciso che è troppo costoso modificare l’ambiente in cui vive il bambino. Così dobbiamo modificare il bambino.

Alan Schwarz. New York Time, 9 ottobre 2012.